Maze runner. Il labirinto

Una lettura meravigliosa, in grado di trascinare il proprio lettore tra le mura di un incubo.

Recensione

Thomas si ritrova gettato in un mondo nuovo, surreale, claustrofobico e per certi versi aberrante. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Si ritrova gettato in quella che gli autoctoni chiamano Radura, abitata da centinaia di ragazzi che, come lui, si sono visti rapire della memoria e della propria vita.

Chiusa da insormontabili mura di pietra, la comunità vive, tra sogno e follia, una quotidianità fatta di pericoli ed avventure, margini confinanti di una micro-società fondata sull’ordine e sull’organizzazione, unici pilastri sostanziali per la strutturazione sociale di un gruppo sempre più numeroso.

Al sorgere del sole, ogni giorno, le mura si aprono su di un inquietante labirinto, popolato da tranelli e mostri aggressivi, ai quali si può solo sfuggire. Cercando di capire l’organizzazione del labirinto per poterlo affrontare, con l’arrivo di Thomas e l’inattesa venuta di una misteriosa ragazza, la prima della numerosa civiltà nuova, cresce la speranza per una via d’uscita da una prigione surreale quanto il loro sopravvivere.

Il romanzo di James Dashner, da qualche mese divenuto blockbuster cinematografico, ci racconta un mondo cripto-distopico, in cui si ritrovano i sentori occludenti del Cubo di Vincenzo Natali, pronti a rivivere attraverso una metodologia narrativa che riporta in superficie attese orweliane e sentori Persons Unknown. Infatti, sembrano palesarsi numerosi punti di contatto proprio con l’idea di Christopher McQuarrie, riportato alla mente da un punto di partenza similare, che evolve poi mostrando un lato avventuroso e coinvolgente, che sarà cibo naturale non solo per i cosiddetti young adults, ma anche per coloro che hanno apprezzato gli Hunger Games e la trilogia del Silo.